Circulasione Totale Orchestra - “Bandwidth”

La violenza creativa come espressione immediata dell’idea nella sua purezza e graffiante ingenuità . L’improvvisazione di Frode Gjerstad e del suo variegato ensemble tradisce un’ispirazione variegata, di estrazione free-jazz ma anche e soprattutto avanguardista che guarda all’impressionismo zorniano così come alle alterazioni psicotiche del rumorismo post-moderno alla LaMonte Young pur non condividendone il respiro ossessivamente minimalista. Al contrario, la coloratura generata dal contesto di sax, clarinetti ma anche tube, cornette e vibrafoni – tra gli altri – contribuisce ad un’esplosione empirica non mediata da infiltrazioni teoriche, stralci di struttura o, peggio, organizzazione.

I 3 CD di “Bandwidth” sono stati registrati durante 3 concerti distinti e sono l’espressione più viva dell’improvvisazione mai fine a se stessa, degli accenni, della totale mancanza di obbligati, di fusioni calde di note quasi mai spezzate dai silenzi di pause violentate dai tempi serrati, piegate in due come fossero ramoscelli che si flettono al volere del fuoco. Il risultato e’ un tripudio meta-jazzistico dall’incredibile densità  creativa delle percussioni di due anime libere come Paal NilssenLove e Louis MoholoMoholo, quest’ultimo padre spirituale del movimento jazzistico sudafricano trapiantato nel Regno Unito. C’e’ la mobilita’ dolce e velenosa del vibrafono e l’incredibile furia che ricorda il grande “Borealis” della Circulasione Totale Orchestra, ma c’e’ anche e soprattutto la vibrazione blues a cui contribuisce, su tutti, la figura di Bobby Bradford e la sua tromba di scuola, ovviamente, americana e dunque sofferta, trascinata, gloriosa.

La CTO nasce negli anni ’80 come progetto semi-solista di Gjerstad ma ben presto ci si accorge che gli apporti di gente del calibro del già  citato jazzista americano o di artisti europei dello spessore di Anders Hana (MoHa!, Noxangt) o della sezione ritmica dei The Thing non poteva rimanere relegato alla naturale marginalità  che contraddistingue le elucubrazioni soliste. L’elettronica dosata, millimetrica di un geniaccio poliedrico come Lasse Marhaug (Merzbow, Sunn O))), Jazzkramer, per citarne sol alcuni) sposta il tiro della violenza sonora fino a restarne travolto lui stesso nelle sezioni in cui, ahilui, ad uno spazio assai limitato non può che ovviare restando in ambiti semplici, di toccate & fughe chirurgiche ma non per questo meno efficaci.

Il parossismo sonoro che ne deriva e’ dato anche e soprattutto dalla differenza di età  tra un musicista e l’altro (anche mezzo secolo!) e dalla diversa estrazione e provenienza geografica del combo. Tutto questo aiuta a spiegare la bio-diversità  (non me ne voglia Greenpeace: se perdessimo questa saremmo comunque nei guai) ma non e’ abbastanza a giustificare la totale mancanza di appigli.

Il giudizio resta dunque in bilico ma non in quanto si resti indecisi se apprezzare o meno un album così sfacciatamente creativo da risultare quasi indigesto. Al contrario: “Bandwidth” e’ un lavoro di rara qualità  che, nell’anno in corso, pongo al livello di “Silverwater” dei The Necks. Il problema e’ che l’eccellenza dell’album può costituire un limite per chi, da domani, si approcci all’improvvisazione. Che un super-ensemble come I Circulasione Totale Orchestra abbia spostato il limite troppo in alto? Ma chissenefrega…

Previous
Previous

La Monte Young: Alla ricerca della musica eterna

Next
Next

Lali Puna - “Our Inventions”