Fiberglass - “Hush”

Pare, si dice, che Martin Scorsese una volta abbia affermato che la colonna sonora della sua vita è formata da nient’altro che la musica popolare. Vero o meno, l’aspetto interessante della questione è che il percorso dalla musica pop (nella sua accezione più ampia) alle colonne sonore è riuscito in molteplici casi. Hans Zimmer, Jonny Greenwood e Trent Reznor sono esempi che dimostrano la compatibilità (o almeno la versatilità) di due estetiche all’apparenza agli antipodi. Luca Thomas D’Agiout ha invece compiuto il percorso inverso: da compositore e arrangiatore a mente di una pop band. Perché, va detto, i suoi Fiberglass – entità artistica che divide con la cantante Annalisa De Martino (al secolo e all’estero, Liz Martin) – non escono (e non hanno alcuna intenzione di farlo) dai tracciati di band come Blondie e Roxette e dal synth-pop dagli accenti oscuri meno marcati della new wave di fine anni 80.

In seguito a una collaborazione musicale in ambito pubblicitario, il duo scrive nove tracce che finiscono per essere questo “Hush”: una creatura che gli ha permesso di partecipare al Neapolis Festival e di aprire la data di Tricky con cui collaborano, in seguito, al brano “Fireflies”.
I Fiberglass non hanno alcuna intenzione di reinventare la ruota e va sicuramente dato loro atto di non voler abbracciare neanche per un istante l’idea di farcire i suoni e gli arrangiamenti con barocchismi e trovate che sarebbero quantomai inopportune. Il loro pop è un blues ("Baby’s Got"), un chitarrismo quasi post-rock (“This Time Round”) o un lascito dell’electro di metà anni 90 (“Pairs”) tenuto insieme dalle scelte melodiche della voce versatile di Liz Martin.

La pecca risiede, forse, proprio nell’eccessiva foga di voler coprire quanto più terreno artistico possibile nella mezz’ora a loro disposizione. Il che è un indiscutibile difetto dal punto di vista della coerenza, ma anche un espediente per tenere vivo l’interesse dell’ascoltatore. “Hush” fa, quindi, quello che gli si chiede: intrattiene e ammalia. Ma non chiedetegli di fare troppo di più, perché potreste rimanere delusi.

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